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INPS. CHE COSA E’ CAMBIATO IN 50 ANNI? QUALE SARA’ IL SUO FUTURO?

Lo domandiamo a Paolo Sturiale, componente da 45 anni del Comitato di Controllo Provinciale dell’INPS di Varese e presidente INPS provinciale dal 1997 al 2001

Ci racconti, com’era l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale nel 1970? E com’è cambiato oggi?

“Non nascondo di trovarmi a disagio ricordando i bei tempi di allora, quando si lavorava senza l’ausilio dei computer e con un organico di 408 dipendenti. Oggi, con appena 243 dipendenti ed il triplo carico di lavoro nonché di servizi da erogare, i lavoratori dell’INPS con intelligenza e numerosi sacrifici, soddisfano ancora l’esigenza degli utenti. Oggi l’INPS rappresenta oltre 16 milioni di pensionati e garantisce servizi a tutte le associazioni patronali e sindacali. Spesso, tuttavia, disponiamo di “direttive romane” indecifrabili che, a danno dei diritti dei lavoratori, complicano l’interpretazione delle circolari non garantendone la loro piena trasparenza e conseguentemente alterano la stessa gestione amministrativa dell’INPS. La Direzione Centrale mostra in tal modo di non riuscire a soddisfare l’esigenza dell’utenza. Cosa ne sanno di tutto questo i vertici INPS in Roma? Costoro pretendono solamente produttività e rendimento sul lavoro. Cosa ne sa di tutto questo il Presidente Renzi? Che conoscenza dispone in merito allo stile di vita dei pensionati? Nonché dei tanti poveri che sopravvivono con una pensione minima di 500 euro mensili?”

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riconosciuto un bonus di 80 euro ai lavoratori che hanno raggiunto la soglia lorda di 26.000 euro annui. Cosa ne pensa?

“È certamente apprezzabile, ma sarebbe stato più equo se li avesse riconosciuti a quei pensionati sull’orlo della povertà, il cui minimo non supera gli 8.000 euro annui. Non posso inoltre non citare la categoria degli esodati, che da anni gravano a casa, senza un lavoro né una pensione che renda loro pari dignità sociale. Mi preme in aggiunta esprimere un parere in merito alle trattenute sull’indicizzazione relative agli anni 2012, 2013 e 2014. Il Governo ha stornato solo una tantum che equivale al 12% delle spettanze agli aventi diritto. Invece il Parlamento, solerte dove vuole, ha subito deliberato 45 milioni di euro per il finanziamento ai partiti. Questo è vergognosamente antisociale ed anticostituzionale!”

Come vede la nuova legge sul lavoro?

“In merito alla legge sul lavoro l’ISTAT elabora statistiche sulle persone assunte per 15 gg o 1 mese, citando così cifre enormi, senza tenere in debito conto che le fabbriche chiudono e che i lavoratori devono pur vivere con il solo sussidio di disoccupazione, ovvero, a decorrere dal primo gennaio 2016, con 18 mesi di mobilità. Cosa succederà dopo? Esaurito questo riconoscimento economico il lavoratore rimarrà senza lavoro e senza stipendio!”

Ci dica qualcosa di Lei.

“Sono una persona che ha lavorato 16 anni in fabbrica. Pian piano sono entrato a far parte del Sindacato UIL, dove sono iscritto dal 1953 ed al cui interno nel 1969 sono stato eletto Segretario Provinciale e Responsabile del Settore tessile-abbigliamento-calzaturiero, difendendo sempre, con tutta la mia forza, ed onestà sindacale i diritti dei lavoratori. Partivo in treno da Varese ed arrivavo a Roma (quando ancora gli orari venivano rispettati!) per recarmi al Ministero dell’Industria al fine di assolvere le vertenze sindacali. Non bivaccavo nei ristoranti, ma consumavo velocemente un panino in modo da non gravare sulle casse del Sindacato, e dedicavo il mio tempo ai lavoratori che rappresentavo.

Così dovrebbero fare i nostri Deputati e Senatori della Repubblica. Se un pensionato con importanti difficoltà economiche riesce ad arrivare a fine mese con appena 1200 euro, un Deputato potrebbe “senza scandali” vivere dignitosamente con 5000 euro al mese, invece dei 20000 circa senza contare gli ulteriori benefici di cui dispone. Io vivo di una modesta pensione, non pago l’affitto perché ho avuto la fortuna di comprarmi la casa facendo sacrifici. Tanti cittadini vivono invece ai margini della società.

Spesso assistiamo inermi ad alcuni che rovistano nella spazzatura dei supermercati, nella speranza di trovare fra gli scarti ancora qualcosa di commestibile. Dov’è di casa l’agognata onesta e l’altruismo verso il prossimo?”

Parliamo del salvataggio degli istituti di credito italiani…

“Il Governo ha di recente in modo astuto salvato quattro banche, chiudendo gli occhi di fronte ai risparmiatori truffati. La Banca d’Italia, che avrebbe dovuto vigilare sui derivati, ha fatto finta di niente, consentendo ai soliti lestofanti di turno di arricchirsi alle spalle di ignari cittadini.

Perché il Governo non salva le fabbriche che chiudono? Forse quei lavoratori non hanno famiglia o forse sono figli di un Dio minore? Il Presidente del Consiglio nell’intervento finale alla Leopolda di domenica 13 dicembre 2015 ha dichiarato che non bisogna strumentalizzare la morte per suicidio dei quel pensionato truffato dalla banca. Eppure tutti sapevano, Governo compreso, che le stesse banche erano in odore di fallimento! Ma i nostri politici hanno continuato a tacere. Questo Governo, che assolve la funzione di garante, deve tutelare e favorire le fasce più deboli quali i pensionati, gli ammalati, i disabili, gli incapienti. Da ultimo mi sono meravigliato che nel messaggio di fine anno il Presidente Mattarella non abbia speso una parola a favore dei poveri e dei pensionati.”

Cosa bisognerebbe fare, secondo Lei?

“Rivalutare tutte le pensioni, anche quelle di importo elevato, al fine di dare valore alla contribuzione. È giusto che chi ha più versato riceva e conservi nel tempo una pensione di contributo più elevato. Questa mia posizione non è in contrasto con la necessità, altrettanto legittima, di garantire a tutti un minimo sufficiente in grado di assicurare ad ogni anziano condizioni di vita decorosa. I pensionati sono oltre 16 milioni, ed un loro impoverimento produce, inevitabilmente, una netta diminuzione dei consumi interni. Si tratta di una necessità per l’intero Paese, al fine di rilanciare lo sviluppo e l’economia. Senza un recupero del potere d’acquisto dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati non ci potrà essere crescita dei consumi interni e dunque sarà impossibile anche il rilancio dello sviluppo del Paese.”